sabato 28 aprile 2012

Neuroscienze e psicoterapia (psicoanalitica)

Rimasto sotto tono per qualche anno, il tema dell'indagine neuroscientifica del lavoro psicoterapeutico, a suo tempo auspicato e preconizzato da Eric Kandel, è recentemente ritornato ad interessare gli studiosi e a produrre risultati significativamente rilevanti.
Un buon punto di partenza è sicuramente la sezione dedicata alla neurobiologia della psicoterapia nel libro, già citato in un post precedente, Psychodynamic Psychotherapy Research (2012), di cui qui riportiamo l'indice:


10.Commentary: Neurobiology of Psychotherapy – State of the Art and Future Directions - Andrew J. Gerber
11.Neural Models of Psychodynamic Concepts and Treatments: Implications for Psychodynamic Psychotherapy - Joshua L. Roffman et al.
12.Toward Molecular Psychotherapy of Depression? - Johannes Lehtonen et al.
13.Psychotherapy Increases the Amount of Serotonin Receptors in the Brains of Patients with Major Depressive Disorder - Hasse Karlsson
14.Neural Correlates of Emotion, Cognition, and Attachment in Borderline Personality Disorder and Its Clinical Implications - Anna Buchheim et al.
15.Neurobiologically Informed Psychotherapy of Borderline Personality Disorder - Glen O. Gabbard
16.Foundations of Psychodynamic Therapy: Implicit Emotional Learning - Philip S. Wong and Dana M. Haywood
17.Neurobiological Correlates of the Psychotherapy Relationship and E.M.P.A.T.H.Y.: The Role of Biomarkers in Psychotherapy - Helen Riess
18.Bridging Technology and Psychotherapy: Toward Investigating Psychological and Neural Correlates of Psychodynamic Psychotherapy - Sharmin Ghaznavi et al.
19.The Neurobiological Foundations of Psychotherapy - George I. Viamontes


Temi cruciali quali "la psicoterapia cambia il cervello", "la plasticità cerebrale" e "la regolazione emotiva" hanno così trovato nuovi spunti ed aggiornamento.
Se rimane ancora molto confusa la questione dei meccanismi della regolazione emotiva (conscia? inconscia?) che ci pare ancora lontana da una definizione sufficientemente operazionale da consentire assetti sperimentale definitori, enormemente sviluppata è invece la tematica della plasticità, in particolare per lo studio dei numerosi fattori epigenetici che intervengono a modulare i meccanismi pre- e post-sinaptici della trasmissione nervosa. E, per quanto riguarda il primo tema, rallegra veder finalmente comparire studi che utilizzano la psicoterapia psicodinamica e ne indagano le modalità neurobiologiche di funzionamento. Oltre a quelli citati nel volume in questione, di grande interesse è poi stata la pubblicazione del lavoro Changes in Prefrontal-Limbic Function in Major Depression after 15 Months of Long-Term Psychotherapy di Anna Buchheim, Roberto Viviani, Henrik Kessler, Horst Kaechele, Manfred Cierpka, Gerhard Roth, Carol George, Otto F. Kernberg, Georg Bruns, Svenja Taubner (doi:10.1371/journal.pone.0033745) ...

Di particolare interesse ci sembra il dibattito sulla riconsolidazione e il possibile updating, mediato da questo processo, di un ricordo nel momento della sua rievocazione e del suo nuovo immagazzinamento nelle memorie a lungo termine. Se gli studi di Cristina Alberini sembrano al momento negare la possibilità di un updating diretto della memoria rievocata, quelli del gruppo di Joseph LeDoux e di Daniela Schiller sembrerebbero invece deporre per una specifica possibilità in tal senso: un argomento davvero cruciale sia per la comprensione del fenomeno dello working thru in seduta sia per le eventuali potenzialità che tecniche di questo tipo offrirebbero per il trattamento, per esempio, della sindrome post-traumatica da stress. (Se ne è parlato recentemente ad una conferenza organizzata da Maggie Zellner per la NPSA Foundation a New York).

La PTSD e la sindrome borderline restano, ci pare, le uniche situazioni cliniche nelle quali il dialogo con le neuroscienze continua a produrre stimoli e possibili innovazioni; nel campo della teoria della tecnica psicoterapica di impostazione psicoanalitica, invece, ci pare che nulla di nuovo si sia significativamente prodotto in questi anni al di là dell'utilizzo delle teorie dell'attaccamento e delle implicazioni che ne vengono tratte, in particolare dalla scuola di Peter Fonagy.

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