lunedì 28 settembre 2009

Donna M. Orange e la psicoterapia umanistica

Al termine della citazione di Donna M. Orange a pag. 182 potrebbe essere aggiunta questa nota:


Nel suo ultimo libro Thinking for Clinicians - Philosophical Resources for Contemporary Psychoanalysis and the Humanistic Psychotherapies (Routledge, 2009), Donna M. Orange propone una sua lettura di cinque filosofi europei (M. Buber, L. Wittgenstein, M. Merlau-Ponty, E. Levinas e H.-G. Gadamer) che hanno molto contribuito allo sviluppo del nostro pensiero clinico orientato nella prospettiva socratica che fonda il discorso psicoterapeutico e teorizza che

“... come molti altri psicoterapisti, vedo una forte separazione tra i terapisti che si ispirano a quel tipo di umanesimo che è condiviso dai filosofi cui si ispira questo libro e quelli che si ispirano di più alla tradizione delle scienze naturali …, tra i quali i terapeuti a indirizzo cognitivo-comportamentale, i neuropsicoanalisti e coloro che praticano altri tipi di terapie orientate a tecniche specifiche, come l’EMDR (eye-movement desensitization and reprocessing). Benché molti di questi terapeuti dichiarerebbero – e a ragione – una motivazione umanistica per il loro lavoro (…) , in realtà i loro metodi e le loro stesse teorie non sono in sintonia con una visione umanistica dell’esperienza personale e possono causare danni quando praticate senza la solidità delle terapie basate sul dialogo che sono invece attente all’evolversi della qualità dei legami interpersonali.” [p. 6]

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